Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/154

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mura, quelle baciando infinite fiate, e quasi nell’animo di ciò che faceva si sentiva diletto.

Assai di lontano vide il castellano Filocolo verso la torre correre, per che egli, e molti appresso di lui, correndo, con una mazza ferrata in mano gli sopravenne crucciato molto e pieno d’ira; e quasi furioso nol corse a ferire dicendo: Ahi, villano giovane, e oltre al dovere ardito, vago più di vituperevole morte che di laudevole vita, quale arroganza t’ha tanto sospinto avanti, che in mia presenza alla torre ti sia appropinquato? Io non so quale iddio delle mie mani la tua vita ha campata: tirati indietro, villano! -.

Filocolo udendo queste parole e vedendosi intorniato da molti, e ciascuno presto per ferirlo, quasi tutto smarrì, dubitando di morire, e volontieri vorria allora essere stato in altra parte. Ma ricordandosi di Biancifiore rinvigorì, e, riprese le spaventate forze, umilemente così rispose: O signor mio, perdonami, che non per mio difetto questo è avvenuto, né per malizia ho contro a tua signoria offeso: la dura bocca del mio cavallo di questo m’ha colpa, il quale assai lontano di qui correndo si mosse, né per mia forza tener lo potei infino a questo luogo: al quale venuto, maravigliandomi de’ sottili lavorii, non potei fare che io non mi appressassi ad essi per vederli, non credendo a te dispiacere. Tutta fiata se io ho fallito, nelle tue mani mi rimetto: fa di me secondo il tuo piacere -.

Sadoc rimirava fiso Filocolo, e umiliato ascoltando le sue parole nelle sue bellezze simile a Biancifiore l’estimava, e avendolo udito così benignamente parlare, gli disse: Giovane,