Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/155

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monta a cavallo -. Filocolo presto salito in sul suo palafreno, dietro a Sadoc reverente andava. A cui Sadoc disse: Dimmi, giovane, se tu se’ cavaliere o scudiere, e di che parte, e quello che quinci andavi faccendo quando il tuo cavallo qui contra tua voglia ti trasportò -. A cui Filocolo rispose: Signore, io sono un povero valletto d’oltra mare, il quale prendo diletto in andare il mondo veggendo; e udendo la gran bellezza di questa torre narrare, essendo io da Rodi mosso per vedere Bambillonia, qui per vederla ne venni. E ora inanzi quando il mio cavallo qui mi trasportò, tornava con un mio falcone pellegrino da mio diporto, il quale avendolo ad una starna lasciato, e egli non potendola prendere al primo volo, sdegnato in su questa torre se ne volò, e richiamandolo io, il palafreno, temendo il romore, a correre si mosse, qui recandomi come mi vedeste -.

Mentre che costoro così parlando andavano, pervennero alla gran porta della torre, e entrati in essa dismontarono. E avendo il castellano le belle maniere di Filocolo vedute, imaginò lui dovere essere nobile giovane. Per la qual cosa quivi assai l’onorò, e dopo molte parole gli disse: Giovane, la somiglianza che tu hai d’una donzella che in questa torre dimora, chiamata Biancifiore, t’ha oggi la vita campata: di che siano lodati gl’iddii, che la mia ira mitigarono com’io ti vidi, la qual cosa rado o mai più non avvenne -. Di questo il ringraziò assai Filocolo, sempre a lui offerendosi servidore, e similmente a quella giovane la cui simiglianza campato l’avea, se egli la conoscesse. E dopo questo entrati in molti e diversi ragionamenti, a Filocolo