Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/157

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sai del giuoco -, avvegna che ben s’era aveduto di ciò che Filocolo avea fatto, ma per cupidigia de’ bisanti l’avea sofferto, infignendosi di non avedersene. A cui Filocolo rispose: Signor mio, così apparano i folli -. Racconciasi il secondo giuoco, e la quantità de’ bisanti si radoppiano da ciascuna parte. Il castellano giuoca sagacemente e Filocolo non meno. Il castellano niuno buon colpo muove ch’egli non dica: Giovane, meglio t’era il tuo falcone lasciare andare che qua seguirlo -. Filocolo tace, mostrando che molto gli dolgano i bisanti: e avendo quasi a fine recato il giuoco, e essendo per mattare il castellano, mostrando con alcuno atto di ciò avvedersi, tavolò il giuoco. Conosce in se medesimo il castellano la cortesia di Filocolo, il quale più tosto perdere che vincere disidera, e fra sé dice: Nobilissimo giovane e cortese è costui più che alcuno ch’io mai ne vedessi -. Racconciansi gli scacchi al terzo giuoco, accrescendo ancora de’ bisanti la quantità; nel principio del quale il castellano disse a Filocolo: Giovane, io ti priego e scongiuro per la potenza de’ tuoi iddii, che tu giuochi come tu sai il meglio, né, come hai infino a qui fatto, non mi risparmiare -. Filocolo rispose: Signor mio, male può il discepolo col maestro giucare sanza essere vinto; ma poi che vi piace, io giucherò come io saprò -. Incominciasi il terzo giuoco, e giuocano per lungo spazio: Filocolo n’ha il migliore: il castellano il conosce. Cominciasi a crucciare e a tignersi nel viso, e assottigliarsi se potesse il giuoco per maestria recuperare. E quanto più giuoca tanto n’ha il peggiore. Filocolo gli leva con uno alfino il cavaliere, e dagli scacco rocco. Il castellano, per questo tratto crucciato oltre misura