Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/171

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la cesta de’ fiori, e in essi sicuramente mirando, subitamente uno uccello uscì di quelli e nel viso mi ferì volando: per ch’io, temendo d’altro, così gridai -. E poi ella sola presa la cesta con l’aiuto della invisibile dea, nella gran camera e bella di Biancifiore la portò, e serratasi dentro, lo ’nnamorato giovane con le rose insieme della cesta trasse, e con ismisurata allegrezza abbracciandolo gli fece lunga festa, e appena in sé credea che essere potesse vero ciò ch’ella vedea. Di molte cose il dimandò, e molte a lui ne disse, avanti che interamente fosse certa ch’egli, cui ella vedea, fosse Florio.

Dimorato Filocolo per alquanto spazio nella bella camera solo con Glorizia, le bellezze di quella con ammirazione riguardando, e vedendo che bene era vero ciò che Dario detto ne gli avea, e più, domandò Glorizia che di Biancifiore fosse. A cui Glorizia quello che n’era, e che ne fu poi che venduta era stata, interamente gli disse, tanto che di pietà a lagrimare il mosse. E poi così le disse: O Glorizia, cara sorella, di grazia ti priego che tosto vedere la mi facci, però che io ardo del disio, e appena credo tanto vivere ch’io la vegga -. A cui Glorizia disse: Caro signore, ciò che tu mi di’ io credo, e di lei il simigliante ti posso dire: ella non crede mai te poter vedere. Ma però che la fortuna, infino a qui stata in ogni cosa a voi contraria, non possa per poco avedimento più nuocervi, se ti piace, alquanto m’ascolterai, e s’io dico bene, segui il mio consiglio.

"Egli è usanza qua entro, che quando tutte le giovani donzelle avranno ciascuna le sue rose ricevute, di venirsene qui in questa camera, e di qui andare nell’altre camere, faccendo festa insieme,