Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/172

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né a ciò alcuna può prendere scusa, e questo potrai tu vedere: onde io dubito che se io dicessi a Biancifiore che tu qui fossi e mostrassileti, non avvenissero due cose, o l’una delle due, le quali sono queste. La prima è che mi pare manifestamente vedere che s’ella ti vedesse, impossibile saria da te partirla mai, e dimorando teco, e non fosse con le donzelle a far festa, di leggiere esse ne porriano meno che bene pensare, e porriane agevolmente male seguire; appresso ho che peggio che questo ch’è detto saria, ch’io so che, vedendoti ella, saria tanta la sua letizia, che di leggieri quello che ’l dolore non ha potuto vincere, cioè il tribolato cuore, l’allegrezza il vincerebbe. E già sappiamo che avvenne, e tu il puoi avere udito, di Mivenzio Stavola, di Sifocle e di Filone, i quali ne’ duri affanni vivuti, per allegrezza morirono. Ma, acciò che né l’una né l’altra di queste cose avvenga, si potrà così fare: acciò che tu contenti il tuo disio, e il suo festeggiare con l’altre non manchi, io in una camera a questa contigua ti metterò, della quale tu potrai ciò che in questa si farà vedere. Quivi dimorando tu tacitamente, io, sanza dire a Biancifiore alcuna cosa che tu qui sii, qua entro con le sue compagne la farò venire, dove tu la potrai, quanto ti piacerà, vedere. E questo, per rimedio del primo male che avvenire ne poria, e per contentamento di te, tutto questo giorno infino alla notte ti basti. E acciò che l’altro non avvenga, per mio consiglio terrai questa via: io ti trarrò di quindi, e dietro alle cortine del suo letto, le quali io basserò, che ora stanno levate come tu vedi, ti nasconderò. Quivi tacitamente dimorerai tanto che coricata e dormire la vedrai, e poi che addormentata sarà, siati licito