Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/174

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festa? E ora, imprigionata, da lui lontana, non so che di lui si sia, né m’è possibile il vederlo, né di lui alcuna novella udire! Non credi tu che mi vadano per la mente i dolorosi accidenti, che avvenire possono e avvengono tutto giorno a’ viventi? Ora che so io se ’l mio Florio vive? Che similmente so io se egli ha me messa in oblio per l’amore d’un’altra giovane? Che so io se mai i’ ’l debbo rivedere? Come, pensando queste cose, pensi tu che io possa lieta dimorare o fare, come l’altre fanno, festa, con ciò sia cosa che, qualunque l’una di queste avvenisse, io non vorrei più vivere? E pur conosco tutte esser possibile ad avvenire: ma certo se io sapessi pure a che fine gl’iddii mi debbono recare, io avrei alcuna cagione di conforto, se buona la sentissi. Elli m’hanno lungo tempo con la speranza che io ho avuta nelle loro parole con meno dolore nutricata, ma ora veggendo che ad effetto non vengono, tutto il dolore, che per adietro a poco a poco dovea sentire, raccolto insieme tutto mi tormenta: per che parendomi che gl’iddii come gli uomini abbiano apparato a mentire, più di piangere che di far festa m’è caro -.

Queste parole udite, Glorizia così cominciò a parlare: Bella figliuola, assai delle tue parole e di te mi fai maravigliare. Come hai tu oppinione che Iddio possa mentire già mai, con ciò sia cosa ch’egli sia sola verità? Non escano più di te queste parole, ma credi fermamente ciò che t’è da lui promesso doverti essere osservato: ma alla persona che molto disia, ogni brieve termine gli par lungo. Credi tu, perché tu sii qui poco più d’un anno dimorata, essergli però uscita di mente, e ch’egli non ti possa bene le sue promesse attenere? Ma quanto più