Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/179

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Non so se questo egli per me facesse -. - Come - disse Glorizia - vorresti tu metter Florio a tanto pericolo, quanto gli potrebbe seguire, se egli venisse qui? Non pensi tu che, se l’amiraglio in alcun modo se n’avedesse, tu e egli morreste sanza alcuna redenzione? -. - Certo - disse Biancifiore - credere dei che niuno suo pericolo io vorrei: prima il mio disidererei. Ma se io avessi lui testeso alquanto, della mia morte io non mi curerei, se avvenisse che però morire mi convenisse, anzi contenta n’andrei agl’immortali secoli: ma se a lui altro che bene avvenisse, oltre misura mi dorrebbe. E certo io m’ucciderei avanti che io vedere lo volessi -. - Or ecco - disse Glorizia - tu nol puoi avere; egli non c’è, né ci può venire: è alcuno altro che tu disiderassi o, che poi che tu non vedesti lui, ti sia piaciuto? -. Con turbato viso rispose Biancifiore e disse: O Glorizia, per quello amore che tu mi porti, più simili parole non mi dire. Elli non è nel mondo brievemente uomo cui io disideri né che mi piaccia, se non egli: e poi ch’io lui non vidi, e’ non mi parve vedere uomo, non che alcuno me ne piacesse, avvegna che egli a torto ebbe già oppinione ch’io amassi Fileno, il quale me molto amò, ma da me mai non fu amato. Cessino gl’iddii da me che alcuno mai me ne piaccia se non Florio, o che io d’altrui che sua sia già mai, mentre queste membra in vita saranno col tristo corpo: e poi che l’anima ancora di questo si partirà, ove che ella vada, sarà sua e lui a mio potere seguirà. E voglioti dire nuova cosa, che poi che tu stamane mi dicesti la veduta visione, entrando io in questa camera, il cuore mi cominciò sì forte a battere, che mai non mi ricorda che sì forte mi battesse, e giuroti per gli etterni iddii