Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/180

Da Wikisource.

che ovunque io sono andata o stata, e’ m’è paruto avere allato Florio: per che io porto ferma speranza ch’egli per lo mondo mi cerchi, come tu mi dicesti che credevi, e forse in questo paese dimora -. - Siene certa - le disse Glorizia.

Andavasene la notte con queste parole, e Filocolo di dietro alla cortina ascoltava il ragionare di queste due e tal volta di nascosa parte Biancifiore rimirava, e con ferventissimo disio volea dire: Io son qui, il tuo Florio, il quale tu tanto disideri! -. Ma per la promessa fede e per paura del mostrato pericolo si ritenea: elli gli parea ogni ora un anno che Glorizia tacesse, e Biancifiore andasse a dormire; ma del suo disio il contrario avvenia, che mai Biancifiore tanto vegghiato non avea, quanto quella sera, invescata alle parole di Glorizia, vegghiava. Ma poi che Glorizia, vinta dal sonno, lasciò Biancifiore e nella vicina camera andò a dormire, Biancifiore si coricò nel ricco letto, e per quello stendendo le braccia, e più volte cercandolo tutto, non potendo dormire, così quasi piangendo cominciò a dire:

- O Florio, sola speranza mia, gl’iddii ti concedino migliore notte che io non ho; gl’iddii ti conservino in quella prosperità e in quel bene che tu disideri, e a te e a me concedino ciò che licito non ci fu potere avere, e mettanti in cuore di ricercarmi, avvegna che assai lontana ti dimori. Ma saper puoi che per amore di te io sostengo le non meritate tribolazioni; e però quello amore che me non lasciò vincere alla paura, che del tuo padre avere dovea, che io pure non ti amassi, vincati a far sì che io da te sia ricercata. Non ti ritengano le minacce del tuo padre, né le lusinghe