Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/194

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non le vi porta mescolate con ravolti nuvoli e con la non conosciuta arena. Ora, se tu forse questa misera grazia agl’indegni parenti non volevi concedere, perché nelle marine onde, dove la spaventevole notte, della quale io ho poi sempre avuto paura, tanto mi spaventasti, non mi facesti ricevere a’ marini iddii? E ben che assai mi fosse stata dura la morte, perché più presso era a’ miei disiri, l’avrei io più tosto voluta, quando nelle tue mani mi rimisi, nascondendomi sotto le frondi mobili sì come tu. Perché allora così la persona mia, come i capelli, non palesasti agli occhi del nimico? Tu, crudelissima, di questi e di molti altri pericoli m’hai campato, non per grazia ch’io aggia nel tuo cospetto avuta, ma per conducermi a più disprezzevole fine, come ora hai fatto. E certo tutto questo mi saria assai meno grave a sostenere, se a sì fatta vergogna mi vedessi solo. Oimè, quanto m’è grave a pensare che colei cui io amo sopra tutte le cose del mondo, colei per cui i passati pericoli mi sono paruti leggieri a sostenere per vederla, colei che me più che io lei ama, mi sia compagna a sì vile morte! O Filocolo, più ch’altro uomo misero, hai tu tanto affanno durato per conducere la innocente giovene a sì vile fine? Ella muore per te, e per te un’altra volta a simil morte fu condannata, per te venduta e per te vituperata. La fortuna, forse verso lei pacificata, l’apparecchiava degna felicità alla sua bellezza, se tu non fossi stato, e però tu giustamente muori. Ma ella perché, con ciò sia cosa ch’ella non sia colpevole? Sola l’angoscia di lei mi duole, ché la mia io la passerei con minore gravezza! O crudel padre, o dispietata madre, oggi di me rimarrete quieti: voi non mi voleste pacificamente