Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/239

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LIBRO QUINTO 235

i loro amori insieme con gl’infortunii brievemente narrò; nella quale narrazione il suo pellegrinare, e la cagione della nascosa verità, e ciò che avvenuto gli era, poi che da lei si partì si contenne. Le quali cose udendo Sisife, ripiena non meno di pietà che di maraviglia, lieta ringraziò gl’iddii, che dopo tanti affanni in salutevol porto gli avea condotti. Adunque dimorati quivi quanto fu il piacere di Filocolo, a lei furono cari doni da Biancofiore donati, e con profferte grandissime all’una dall’altra fatte si partirono, e Biancofiore dietro a Filocolo, sopra l’usata nave, che già avea i ferri tolti agli scogli, risalì; né prima vi fu suso, che Filocolo comandò che verso l’antica Partenope si pigli il cammino; il quale preso da’ marinai, avanti che il terzo sole nel mondo nascesse nella città pervennero, e in quella, discesi in terra, entrarono: e con egual piacere di tutti determinarono di finire il rimanente del cammino sanza navigare: perché fatti porre in terra i ricchi arnesi e’ grandi tesori, e quegli uomini che a Filocolo piacque di ritenere, comandò che alla bella città di Marmorina n’andassero, e di lui e de’ compagni e della loro tornata vere novelle portassero al vecchio re Felice, e ad ogni altro loro amico e parente.

Rimasero Filocolo e’ suoi, partite le navi, sopra il grazioso lito, nella ricca città molti giorni prendendo diletto, e da’ cittadini onorati, e pieni di grazia nel cospetto di ciascuno. Ma perocchè nelle virtuose menti ozioso perdimento di tempo non può con consolazione d’animo passare, Filocolo con la sua Biancofiore cercarono di vedere i tiepidi bagni di Baia, e ’l vicino luogo dell’antica sepoltura di Miseno, donde