Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/251

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avere punse però mai di malinconia il cuore, che più del suo valore per poco che d’altro si dilettava. Dallo studio di costei seguire, del luogo medesimo levata, mi tolse una nera merla, la quale movendo col becco rosso piacevoli modi di cantare, oltre modo disiderare mi si fece, non però in me voltando le mie saette; e più volte fu ch’io credetti quella ricogliere negli apparecchiati seni. E di questo intendimento un pappagallo mi tolse, delle mani uscito ad una donna della piacevole schiera. A seguire costui si dispose alquanto più l’animo, ch’alcuno degli altri uccelli, il quale andando le sue verdi piume ventilando, fra le frondi del suo colore agli occhi mi si tolse, né vidi come. Ma il discreto arciere Amore, che per sottili sentieri sottentrava nel guardingo animo, essendo rinnovato il dolce tempo, nel quale i prati, i campi e gli arbori partoriscono, andando le donne all’usato diletto, fece del piacevole coro di quelle levare una fagiana, alla quale io per le cime de’ più alti arbori con gli occhi andai di dietro; e la vaghezza delle variate penne prese tanto l’animo a più utili cose disposto, che, dimenticando quelle, a seguire questa tutto si dispose, non risparmiando né arte né saetta né ingegno per lei avere, sentendo il puro cuore già tutto degli amorosi veleni lungamente fuggiti contaminato. Allora conoscendomi preso in quel laccio dal quale molto con discrezione m’era guardato, mi rivoltai, e vidi il numero delle belle donne essere d’una scemato, la quale io avanti avendola tra esse veduta, più che alcuna dell’altre avea bella stimata. Allora conobbi lo ’nganno da Amore usato, il quale non avendomi potuto come gli