Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/252

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altri pigliare, con sollecitudine d’altra forma mi prese, prima con diversi disii disponendo il cuore per farlo abile a quello; e rivolgendomi sospirando alla fagiana, la donna, che al numero delle altre falliva, di quella forma in essa mutandosi, agli occhi m’apparve, e così disse: "Che ti disponi a fuggire? Nulla persona più di me t’ama". Queste parole più paura d’inganno che speranza di futuro frutto mi porsero, e dubitai, però che ella era di bellezza oltre modo dell’altre splendidissima, e d’alta progenie avea origine tratta, e delle grazie di Giunone era copiosa: per le quali cose io dicea essere impossibile che me volesse altro che schernire, e se potuto avessi, volontieri mi sarei dallo ’ncominciato ritratto. Ma la nobiltà del mio cuore, tratta non dal pastore padre, ma dalla reale madre, mi porse ardire, e dissi: "Seguirolla, e proverò se vera sarà nell’effetto come nel parlare si mostra volonterosa". Entrato in questo proponimento e uscito dell’usato cammino, abandonate le imprese cose, cominciai a disiderare, sotto la nuova signoria, di sapere quanto l’ornate parole avessero forza di muovere i cuori umani: e seguendo la silvestre fagiana, con pietoso stile quelle lungamente usai, con molte altre cose utili e necessarie a terminare tali disii. E certo non sanza molto affanno lunga stagione la seguii, né alla fine campò, che nelle reti della mia sollecitudine non incappasse. Ond’io avendola presa, a’ focosi disii, piacendole, sodisfeci, e in lei ogni speranza fermai, per sommo tesoro ponendola nel mio cuore: e ella, abandonata la boschereccia salvatichezza, con diletto nel mio seno sovente si riposava. E s’io bene comprendea le note del suo canto, ella