Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/274

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Tu, dura e immobile a’ miei voleri, in durissima marmore mutera’ti, e questa grotta nella quale tu siedi ti fia etterna casa"; e più non disse. Queste parole udendo Alleiram mutò cuore, e sariasi voluta volentieri pentere, ma non ci era il tempo. Ella volle con alta voce domandare mercé, ma il sopravenuto freddo, che già alla lingua così come agli altri membri avea tolta la possa, nol sofferse: la pigra freddezza con disusato modo nel ventre ritirò le dilicate braccia e le candide gambe, e in picciol spazio niuna cosa della bella giovane si saria potuto vedere se non un bianco tronco, il quale in durissimo marmo mutato, come voi vedete, fu trovato. E se forse alcuna rossezza in quello vedete, dicesi che Lieo gliele diede, di cui più copiosa che ’l convenevole dimorava, quando qui più furiose che savie vennero baccando.

Mentre che così Venere parlava ad Alleiram, Airam dubitò forte, e volle fuggire del luogo, ma le gambe, davanti snelle, già fatte pigre barbe di questo albero, la ritennero. E Febo venuto presente con soave voce così le cominciò a dire: "Adunque, o giovane, d’avermi ingannato, il tuo cuore celandomi e togliendomi i cari doni, ti vanti? Male e poco senno è contra lo stimolo calcitrare, ma acciò che a te non paia che noi le mal fatte cose impunite lasciamo, come avanti cantasti, tu prima per lo tuo parlare sarai punita, sì come Perillo da Falaris per lo suo medesimo artificio fu. E già parte in albero convertita, tutta in quello, avanti ch’io mi parta, ti muterai; e però che tu avesti ardire di dire di volere essere nostra pari, tu i tuoi pedali avrai torti, né fia loro licito il potersi troppo in alto distendere, ma più tosto