Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/275

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fieno sì bassi, che con poco affanno di terra ciascuno piccolo uomo coglierà i tuoi pomi. E sì come tu de’ miei doni ti dicesti occulta sottrattrice, così de’ tuoi frutti gran parte gitterai alla terra prima che maturi li vegga: né quelli che rimarranno, sanza vederli io, maturerai già mai. E farò che, come tu del tuo cuore fosti a ciascuno occultatrice, che i frutti tuoi, come il dolce tempo della loro maturazione sentiranno, così incontanente, aprendosi in più parti, a me e a chi vedere le vorrà mostreranno le tue interiora. E della tua corteccia, però che sopra tutte l’altre bellezze la tua essaltasti, farò che chi alcuna cosa in oscuro colore vorrà del suo mutare non possa sanza il sugo di quella". E mentre che egli queste parole dicea, il miserabile corpo a poco a poco stremandosi, li suoi membri riducea a questa forma che voi vedete questo granato. Né prima che in questo albero fosse mutata, le fu possibile dire una sola parola, e manco poi.

Asenga, nel mezzo di queste due, paurosa né fuggiva, né chiedeva mercede. E chi poria davanti dell’ira degli iddii fuggire? La Luna turbata le sopravenne, dicendo: "O misera, quale cagione a contaminare la nostra bellezza ti mosse? Mai da noi offesa non fosti, fuori solamente se io a tuoi furtivi amori avessi forse già porta luce, fuggendola tu; ma perché io di ciò a te dispiacessi, io ad infinita gente ne piaceva: né però fu che io alcun tempo, a te e all’altre di ciò dilettantesi, non lasciassi atto a’ vostri falli. Tu noi mille forme mutare in un mese confessi, tra le quali una volta bella e non più paiamo, e te continua bellezza essere affermi; ma tu in picciolo pruno voltata, partorirai fiori alla tua bellezza simili, i quali di mostrare