Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/307

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arti ne dispose alcuni, e altri alle meccaniche. Né lungo spazio si volse che con ordine costoro serrati nel picciolo cerchio sicuri la notte dormiano contenti di tal reggimento, e conoscenti che divenuti erano uomini per la discrezione e sollecitudine di Caleon: e egli similemente di tali suggetti si contentava, vedendogli abili e disposti a qualunque cosa egli volea. Che più dirò di lui? Egli in tale ordine e disposizione recò il luogo in pochi anni, che le mura ampliare si convennero, le quali poi invidiate ne’ futuri tempi, miseramente caddero sotto altro duca.

Il pellegrino Filocolo in pochi giorni pervenne a Roma, e in quella tacitamente entrarono, e sì come a lui piacque, in un grande ostiere smontarono, vicino agli antichi palagi di Nerone. Quivi dimorati alcun giorno sanza essere conosciuti, avvenne che andando Filocolo insieme con Ascalion, col duca, con Fileno e con gli altri in pellegrina forma vedendo le mirabili cose di Roma, Mennilio Africano, a Lelio stato fratello, si scontrò con loro, e vide Ascalion, la cui riconoscenza non gli tolse l’abito pellegrino, ma con alta voce chiamandolo, ricordandosi lui essere stato congiunto di stretta amistà con Lelio, gli disse: O santo Ascalion, or privaci la tua santità delle tue parole, perché peccatori siamo? Perché sì largo passi sanza parlarne? -. Allora Ascalion, che ben lo riconoscea, si volse e disse: Dolce amico, tutto il contrario mi facea dubitare di parlarti -. Elli s’abbracciarono quivi molte volte e insieme gran festa si fecero, ripetendo i tempi preteriti; ma dopo l’amichevoli accoglienze, Mennilio domandò chi fossero i compagni, al