Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/308

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quale Ascalion rispose: Questi sono giovani miei amici, i quali udendo la gran fama della vostra città, con meco, pellegrino, pellegrinando vollero venire a vederla, e già qui dimorati siamo più giorni, e omai credo ci partiremo -. Disse allora Mennilio: Ora conosco che solo l’amore di Lelio mio fratello alla mia casa ti menava, e non il mio, poi che, lui tolto di mezzo, alla nostra casa disdegni di venire. Oimè, come tu grave mente offeso m’hai, essendo altrove dimorato in Roma, che meco! Io ti priego per quella fede che tu a Lelio portasti, che tu co’ tuoi compagni ad esser meco vegnate, mentre in Roma a dimorare avete -. A cui Ascalion assai disdisse, pregandolo che di ciò nol gravasse, con ciò fosse cosa che a’ compagni forse non piaceria, però che le donne d’alcuni erano con essi loro. A cui Mennilio disse: E le donne di loro con le nostre saranno, e voi con noi -. Ascalion, non potendosi da’ prieghi di Mennilio difendere, con licenza di Filocolo quello che Mennilio volle consentì, e tutti insieme con Biancifiore e con Glorizia entrarono nel gran palagio per adietro stato di Lelio, nel quale le donne dalle donne e gli uomini dagli uomini onorevolemente ricevuti furono.

Onorati così costoro da Mennilio, tenendo Ascalion stato di maggiore di tutti, sì come a Filocolo piacea, egli in sé rimembrando le passate cose, s’incominciò a dolere, veggendosi per l’antica amicizia di Lelio onorare da’ fratelli, e egli avea avuta paura di dare sepoltura al morto amico, essendovi presente, avvegna che tardi gli fosse noto: e similemente a Giulia più benivolo non essersi mostrato, e a Biancifiore nelle sue avversità: e le cose che già di lei avea dette