Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/334

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contenta molto gli rispose: Quello che tu ora vuoi che io voglia, io ho già più dì disiderato, e dubitava d’aprirti il mio talento: però qualora ti piace, io sono presta, e già mi si fa tardi, che io sopra mi senta la santa acqua versare, e nella salutifera legge divenga esperta -. Queste parole udendo Filocolo contento ringraziò Iddio e ne’ pensieri della santa fede il più della notte dimorò, con disio attendendo il giorno, acciò che in opera mettesse il suo diviso con la sua sposa e co’ compagni.

Rendé la chiara luce di Febo i raggi suoi confortando le tramortite erbette, e Filocolo di quella vago, levato con Menedon lieto tornò ad Ilario, il quale sopra la porta del santo tempio trovarono: e lui salutato, con esso passarono nel tempio, e con chiara verità ciò che fatto aveano gli narrarono, e come i loro compagni di tal conversione letizia incomparabile aveano avuta e mostrata, per la qual cosa disposti alla predicata credenza erano del tutto. Allora Ilario, lietissimo di tanta grazia, quanta il datore di tutti i beni avea nelle sue parole messa, ringraziò Iddio e disse a Filocolo: Dunque niuno indugio sia a questo bene; chiama i tuoi compagni, e ricevete il santo lavacro -. A cui Filocolo rispose: Sì faremo, ma prima, ove io di voi fidare mi possa, alcuno mio segreto vi vorrei rivelare, acciò che, come all’anima porto avete salutifero consiglio, così similemente provveggiate al corpo -. - Ciò mi piace - disse Ilario, - e con quella fede a me parla ogni cosa che con teco medesimo faresti, sicuro che mai per me niuno il sentirà -. Per che Filocolo così cominciò a dire:

- Caro padre, io il quale voi in abito pellegrino così soletto vedete, ancora che