Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/370

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non disse. Ma volendo già dire Biancifiore: O Giulia, cara madre, fammiti toccare -, la luce sparve e le sante persone, e il sonno si ruppe della giovane, la quale tutta stupefatta si levò sanza indugio, e chiamati Florio e Mennilio, ciò che veduto e udito avea per ordine disse loro: di che essi maravigliatisi, assai ringraziarono Iddio, e levati tutti e tre andarono sanza alcun lume a fare il pietoso uficio. Essi non uscirono prima de’ padiglioni che, la notte essendo molto oscura e non porgente alcuna luce, videro la profonda valle per diverse parti tutta rilucere, ove un poco ove un altro, sì come il cielo nel tranquillo sereno mostra le chiare stelle, e tutte le accomunate ossa sparte trovarono, e mutate del luogo ove lasciate l’aveano. Essi nel principio con paura di cuocersi, givano ricogliendo le rosseggianti reliquie, e tutte quelle per diverse parti della valle sparte ricolsero divotamente, e quelle poste sotto diligente guardia, dove Biancifiore disse, cavarono. Né molto fu loro bisogno andare a fondo, che essi trovarono il promesso corpo ancora e del velo e del mantello coperto, fresco come se quel giorno di questa vita misera passato fosse: cui viso Biancifiore, ancora che morto fosse, al bello e lucente, che veduto avea, raffigurò. Ella il bagnò di molte lagrime, nelle quali Mennilio e Florio l’accompagnarono, tanta pietà li strinse. Poi riconsolati, preso quello, e involtolo in un caro e mondo drappo, così armato come stava, il misero in una cassa; e ossa rosseggianti per la cavata terra, forse d’altri corpi in quello medesimo luogo sepelliti per Giulia, raccolte, aggiunsero all’altre.