Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/39

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gli altri ordinatamente come noi qui seggiamo, più sicuramente dopo voi proponga -. A cui Filocolo rispose - Nobilissima donna, sanza alcuno indugio al vostro comandamento ubidirò -; e così disse: Io mi ricordo che in quella città dov’io nacqui si faceva un giorno una grandissima festa, alla quale cavalieri e donne erano molti ad onorarla. Io che similemente v’era, andando con gli occhi intorno mirando quelli che nel luogo stavano, vidi due giovani graziosi assai nel loro aspetto, i quali amenduni una bellissima giovane rimiravano, né si saria per alcuno potuto conoscere chi più stato fosse di loro acceso della bellezza di costei. E quando essi lungamente costei ebbero riguardata, non faccendo essa all’uno migliori sembianti che all’altro, elli incominciarono fra loro a ragionare di lei: e fra l’altre parole che io del loro ragionamento intesi, si fu che ciascuno diceva sé essere più amato da lei, e in ciò ciascuno diversi atti dalla giovane per adietro fatti allegava in aiuto di sé. E essendo per lungo spazio in tale quistione dimorati e già quasi per le molte parole venuti a volersi oltraggiare, si riconobbero che male faceano, però che in tale atto danno e vergogna di loro e dispiacere della giovane adoperavano; ma mossi con iguale concordia, amenduni davanti alla madre della giovane se n’andarono, la quale similemente a quella festa stava, e così in presenza di lei proposero che, con ciò fosse cosa che sopra tutte l’altre giovani del mondo a ciascuno di loro la figlia di lei piaceva e essi fossero in quistione quale d’essi due piacesse più a lei, che le piacesse di concedere loro questa grazia, acciò che maggiore scandolo tra loro non nascesse, cioè che alla figlia comandasse che