Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/60

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quello della rinnovellante dea. I quali fatti, e sopr’essi accesi divoti fuochi, co’ crini sparti sopra le vecchie spalle, con inquieto mormorio cominciò a circuire quelli: e in raccolto sangue più volte intinse le ardenti legne. Poi riponendole sopra gli altari e tal volta con esse inaffiando quel terreno il quale egli avea al giardino disposto, dopo questo, quello medesimo tre volte di fuoco e d’acqua e di solfo rinnaffiò. Poi posto un grandissimo vaso sopra l’ardenti fiamme, pieno di sangue, di latte e d’acqua, quello fece per lungo spazio bollire, aggiungendovi l’erbe e le radici colte negli strani luoghi, mettendovi ancora con esse diversi semi e fiori di non conosciute erbe, e aggiunsevi pietre cercate nello estremo oriente, e brina raccolta le passate notti, insieme con carni e ali d’infamate streghe, e de’ testicoli del lupo l’ultima parte, con isquama di cinifo e con pelle del chelidro, e ultimamente un fegato con tutto il polmone d’un vecchissimo cervio: e, con queste, mille altre cose, o sanza nomi o sì strane che la memoria nol mi ridice. Poi prese un ramo d’un secco ulivo e con esso tutte queste cose cominciò a mescolare insieme. La qual cosa faccendo, il secco ramo cominciò a divenire verde e in brieve a mettere le frondi, e, non dopo molto, rivestito di quelle, si poté vedere carico di nere ulive. Come Tebano vide questo, egli prese i boglienti liquori, e sopra lo eletto terreno, nel quale di tanti legni avea fatti bastoni quanti alberi e di quante maniere voleva, e quivi quelli liquori incominciò a spandere e ad inaffiare per tutto: la qual cosa la terra non sentì prima, ch’ella cominciò tutta a fiorire, producendo nuove e belle erbette, e i secchi