Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/59

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suoi fiori, frutti e erbe spogliata, faccia in parte ritornare fiorita, mostrando, avanti il dovuto termine, primavera". Questo detto, molte altre cose tacitamente aggiunse a’ suoi prieghi. Poi tacendo, le stelle non dieron luce invano, ma più veloce che volo d’alcuno uccello un carro da due dragoni tirato gli venne avanti, sopra il quale egli montò, e, recatesi le redine de’ posti freni a’ due dragoni in mano, suso in aria si tirò. E pigliando per l’alte regioni il cammino, lasciò Spagna e cercò l’isola di Creti: di quindi Pelion, e Ocris e Ossa, e ’l monte Nero Pacchino, Peloro e Appennino in brieve corso cercò tutti, di tutti svellendo e segando con aguta falce quelle radici e erbe che a lui piacevano, né dimenticò quelle che divelte avea quando da Tarolfo fu trovato in Tesaglia. Egli prese pietre d’in sul monte Caocaso, e dell’arene di Gange e di Libia recò lingue di velenosi serpenti. Egli vide le bagnate rive del Rodano, di Senna, d’Amprisi e di Ninfeo, e del gran Po, e dello imperial Tevero e d’Arno, e di Tanai, e del Danubio, di sopra da quelle ancora prendendo quelle erbe che a lui pareano necessarie, e queste aggiunse all’altre colte nelle sommità de’ salvatichi monti. Egli cercò l’isola di Lesbos e quella de’ Colchi e Delfos e Patimos, e qualunque altra nella quale sentito avesse cosa utile al suo intendimento. Con le quali cose, non essendo ancora passato il terzo giorno, venne in quel luogo onde partito s’era: e i dragoni, che solamente l’odore delle prese erbe aveano sentito, gittando lo scoglio vecchio per molti anni, erano rinnovellati e giovani ritornati. Quivi smontato, d’erbosa terra due altari compose, dalla destra mano quello d’Ecate dalla sinistra