Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/58

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d’eleggere per lo giardino, allato ad un fiume. Quivi stese verso le stelle le braccia, tre volte rivoltandosi ad esse, e tante i bianchi capelli nella corrente acqua bagnò, domandando altretante volte con altissima voce il loro aiuto; poi poste le ginocchie sopra la dura terra, cominciò così a dire: "O notte, fidatissima segreta dell’alte cose, e voi, o stelle, le quali al risplendente giorno con la luna insieme succedete, e tu, o somma Ecate, la quale aiutatrice vieni alle cose incominciate da noi, e tu, o santa Cerere, rinnovatrice dell’ampia faccia della terra, e voi qualunque versi, o arti, o erbe, e tu qualunque terra producente virtuose piante, e voi aure, e venti, e monti, e fiumi, e laghi, e ciascuno iddio de’ boschi o della segreta notte, per li cui aiuti io già rivolsi i correnti fiumi faccendogli tornare nelle loro fonti, e già feci le correnti cose stare ferme, e le ferme divenire correnti, e che già deste a’ miei versi potenza di cacciare i mari e di cercare sanza dubbio i loro fondi, e di rischiarare il nuvoloso tempo, e il chiaro cielo riempiere a mia posta d’oscuri nuvoli, faccendo i venti cessare e venire come mi pareva, e con quelli rompendo le dure mascelle degli spaventevoli dragoni, faccendo ancora muovere le stanti selve e tremare gli eccelsi monti, e ne’ morti corpi tornare da’ paduli di Stige le loro ombre e vivi uscire de’ sepolcri, e tal volta tirare te, o luna, alla tua ritondità, alla quale per adietro i sonanti bacini ti soleano aiutare venire, faccendo ancora tal volta la chiara faccia del sole impalidire: siate presenti, e ’l vostro aiuto mi porgete. Io ho al presente mestiere di sughi e d’erbe, per li quali l’arida terra, prima d’autunno, ora dal freddissimo verno, de’