Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/57

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e davelo, mai non ti bisognerà più affannare per divenire ricco; ma come o quando mi potrai tu questo fornire?". Disse Tebano: "Il quando fia a tua posta, del come non ti travagliare. Io me ne verrò teco fidandomi nella tua parola della promessa che mi fai, e quando là dove ti piacerà saremo, comanderai quello che tu vorrai: io fornirò tutto sanza fallo". Fu di questo accidente tanto contento in se medesimo Tarolfo, che poca più letizia avria avuta se nelle sue braccia la sua donna allora tenuta avesse, e disse: "Amico, a me si fa tardi che quello che imprometti si fornisca: però sanza indugio partiamo e andiamo là ove questo si dee fornire". Tebano, gittate via l’erbe, e presi i suoi libri e altre cose al suo maesterio necessarie, con Tarolfo si mise al cammino, e in brieve tempo pervennero alla disiderata città, assai vicini al mese del quale era stato dimandato il giardino. Quivi tacitamente e occulti infino al termine disiderato si riposarono; ma entrato già il mese, Tarolfo comandò che ’l giardino s’apprestasse, acciò che donare lo potesse alla sua donna. Come Tebano ebbe il comandamento, egli aspettò la notte, e, venuta, vide i corni della luna tornati in compiuta ritondità, e videla sopra l’usate terre tutta risplendere. Allora egli uscì della città, lasciati i vestimenti, scalzo, e con i capelli sparti sopra li nudi omeri, tutto solo. I vaghi gradi della notte passavano, gli uccelli, le fiere e gli uomini riposavano sanza niuno mormorio, e sopra i monti le non cadute frondi stavano sanza alcuno movimento, e l’umido aere in pace si riposava: solamente le stelle luceano, quando egli, più volte circuita la terra, pervenne al luogo, il quale gli piacque