Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/73

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quello che a voi piace". Io non avea ancora compiuto di parlare, ch’io mi sentii il sinistro lato piagare d’una lucente saetta venuta dall’arco che egli portava, la quale io estimai che d’oro fosse. E certo io non vidi quando egli, voltato a lei, essa ferì d’una di piombo: e in questa maniera preso rimasi ne’ lacci da me lungamente fuggiti. Questa giovane piacque e piace tanto agli occhi miei, che ogni altro piacere fora per comparazione a questo scarso. Della qual cosa ella avedendosene, lungamente si mostrò contenta; ma poi ch’ella conobbe me sì preso del suo piacere, che impossibile mi sarebbe il non amarla, ella incontanente il suo inganno con non dovuto sdegno verso me scoperse, mostrandosi ne’ sembianti a me crudelissima nimica, sempre gli occhi torcendo in altra parte a quella contraria dove me veduto avesse, e con non dovute parole continuo dispregiandomi. Per la qual cosa, avendo io in molte maniere con prieghi e con umiltà ingegnatomi di raumiliare la sua acerbità, né pote’ mai, io sovente piango e dolgomi di tanto infortunio, né in maniera niuna posso d’amarla tirarmi indietro: anzi quanto più crudele verso di me la sento, tanto più pare che la fiamma del suo piacere m’accenda il tristo cuore. Delle quali cose dolendomi io un giorno tutto soletto in un giardino con infiniti sospiri accompagnati da molte lagrime, sopravenne un mio singulare amico, al quale parte de’ miei danni era palese, e quivi con pietose parole m’incominciò a volere riconfortare, i cui conforti non ascoltando io niente, ma rispondendogli che la mia miseria ogni altra passava, egli così mi disse: "Tanto è l’uomo misero quanto egli medesimo si fa o si riputa;