Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/86

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ferendo
che lei negli occhi mira, ov’io discendo

ciascuna ora ch’è piacer di lei,
vera reina delli regni miei".

E con queste, molte altre ne dicea, andando com’io v’ho detto, quando mi chiamaste; ma non prima la voce moveste, che egli subito si tornò ne’ vostri occhi, i quali come matutine stelle sintillano di nuova luce, questo luogo lustrando: udito avete da che gioia con nuovo pensiero m’avete alquanto separato -. Di questo si maravigliò assai Filocolo e gli altri, e rivolti gli occhi verso la loro reina, videro quello che a udire loro parea impossibile. E ella, vestita d’umiltà, ascoltando le vere parole di lei dette, stette con fermo viso sanza alcuna risposta. E però Caleon così parlando seguì: Graziosa reina, io disidero di sapere se a ciascuno uomo, a bene essere di se medesimo, si dee innamorare o no. E questo a dimandare mi muovono diverse cose vedute e udite e tenute dalle varie oppinioni degli uomini -.

Lungamente riguardò la reina Caleon nel viso, e poi dopo alcun sospiro così rispose: Parlare ci conviene contra quello che noi con disiderio seguiamo. E certo a te dovria bene essere manifesto ciò che tu in dubbio domandando proponi. Serverassi, rispondendo a te, lo ’ncominciato ordine, e colui a cui suggetta siamo, le parole, le quali, costretta dalla forza del giuoco, diciamo contra la sua deità, più tosto che volontarie, le ci perdoni: né però la sua indegnazione caggia sopra di noi. E voi, che similemente come noi suggetti gli siete, con forte animo l’ascoltate, non mutandovi