Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/87

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per quelle dal vostro proponimento. E acciò che meglio e con più aperto intendimento le nostre parole si prendano, alquanto fuori della materia ci stenderemo, a quella quanto più brievemente potremo tornando, e così diciamo: amore è di tre maniere, per le quali tre, tutte le cose sono amate; alcuna per la virtù dell’uno, alcuna per la potenza dell’altro, secondo che la cosa amata è, e similmente l’amante. La prima delle quali tre si chiama amore onesto: questo è il buono e il diritto e il leale amore, il quale da tutti abitualmente dee esser preso. Questo il sommo e primo creatore tiene lui alle sue creature congiunto, e loro a lui congiunge. Per questo i cieli, il mondo, i reami, le province e le città permangono in istato. Per questo meritiamo noi di divenire etterni posseditori de’ celestiali regni. Sanza questo è perduto ciò che noi abbiamo in potenza di ben fare. Il secondo è chiamato amore per diletto, e questo è quello al quale noi siamo suggetti. Questo è il nostro iddio: costui adoriamo, costui preghiamo, in costui speriamo che sia il nostro contentamento, e che egli interamente possa i nostri disii fornire. Di costui è posta la quistione se bene è a sommetterlisi: a che debitamente risponderemo. Il terzo è amore per utilità: di questo è il mondo più che d’altro ripieno. Questo insieme con la fortuna è congiunto: mentre ella dimora, e egli similmente dimora; quando si parte, e elli. Elli è guastatore di molti beni: e più tosto, ragionevolmente parlando, si dovria chiamare odio che amore. Ma però che alla proposta quistione né del primo né dell’ultimo è bisogno di parlare, del secondo diremo, cioè amore