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sa, per cui ne andarono trascurate le rime, benchè anche in queste si dovesse ammirare la bella proprietà del dire, e quella virtù di porre i differenti oggetti sotto l’occhio, da renderne proprio una parlante pittura: la seconda ragione si è che tanto scorretti, e fra loro discordanti trovarono i manoscritti, che in quasi tutte le librerie d’Italia si conservano, che non ebbero tempo que’ letterati, o più tosto non osarono tentare la difficile impresa di farne diligente confronto, e, ben purgato e corretto, ridurlo al suo primiero splendore.» Non v’è dubbio su le verità della prima ragione, ma non concordo su la seconda, perchè il fatto mi ha dimostrato, che non esiste questa asserita discordanza fra le lezioni dei MSS., non trovandovisi altra differenza fra loro che quella prodotta dalla maggiore o minore intelligenza dei copisti: onde se i letterati passati trascurarono questa intrapresa, convien credere che non venisse loro in mente, e ancora è da attribuirsi a quella tendenza di scansar la fatica, che vien preferita da tanti, giacchè sì fatti lavori non si compiscono senza lungo ed assiduo studio.
Dice inoltre l’editore Baroni d’essersi servito di un codice del Filostrato scritto nel 1393, appartenuto a Belisario Bulgarini, a cui si potrebbe attribuire il cattivo resultato dell’edizione da esso procurata; ma egli aggiugne di averlo confrontato con «i diversi manoscritti che in Firenze si ritrovano, e specialmente con i quattro più antichi e preziosi, che nella Laurenziana biblioteca si custodiscono:» i quali per altro essendo tutti di diversissima lezione