Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/123

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PARTE TERZA 111


XCII.


Era d’amor tutto il suo ragionare,
     O di costumi, e pien di cortesia;
     Lodava molto i valenti onorare,
     E simile i cattivi cacciar via:
     Piaceali ancora di vedere ornare
     Li giovani d’onesta leggiadria;
     E tenea senza amore ognun perduto,
     Di quale stato che si fosse suto.

XCIII.


Ed avvegna ch’el fosse di reale
     Sangue, e volendo ancor molto potesse;
     Benigno si faceva a tutti eguale,
     Come che alcun talvolta nol valesse:
     Così voleva amor, che tutto vale,
     Che el per compiacere altrui facesse;
     Superbia, invidia, ed avarizia in ira
     Aveva, ed ognun dietro si tira.

XCIV.


Ma poco tempo durò cotal bene,
     Mercè della fortuna invidïosa,
     Che in questo mondo nulla fermo tiene;
     Ella li volse la faccia crucciosa
     Per nuovo caso, sì com’egli avviene,
     E sottosopra volgendo ogni cosa,
     Di Griseida gli tolse i dolci frutti,
     E i lieti amor rivolse in tristi lutti.