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PARTE QUARTA | 141 |
LXXXV.
E ciascuna voleva confortarla
Pur sopra quello ch’a lei non dolea,
Parole assai dicean di consolarla
Per la partenza la qual far dovea
Da loro, e non era altro che grattarla
Nelle calcagne, ove ’l capo prudea;
Ch’ella di lor nïente si curava,
Ma di Troilo solo il qual lasciava.
LXXXVI.
Ma dopo molto cinguettare in vano,
Come fanno le più, s’accomiataro,
E girsen via; ed ella a mano a mano
Vinta e sospinta da dolore amaro,
Nella camera sua piangendo piano
Se n’entrò dentro, e senza far riparo
Con consiglio nessuno al suo gran male,
Tal pianger fe’, che mai non si fe’ tale.
LXXXVII.
Erasi la dolente in sul suo letto
Gittata stesa, piangendo sì forte,
Che dir non si poria; e il bianco petto
Spesso batteasi, chiamando la morte
Che l’uccidesse, poichè ’l suo diletto
Lasciar le convenia per dura sorte;
E i biondi crin tirandosi rompea,
E mille volte ognor morte chiedea.