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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/197

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PARTE QUINTA 185


XLVI.


E’ non vi furon tre dì dimorati,
     Ch’a Pandar Troilo cominciò a dire:
     Che facciam noi più qui? siam noi legati
     A dovere qui vivere e morire?
     Aspettiam noi d’essere accomiatati?
     A dirti il vero i’ me ne vorre’ ire:
     Deh andianne, per Dio, assai siam suti
     Con Serpedone e volentier veduti.

XLVII.


Pandaro allora: or siam noi per lo fuoco
     Venuti qui, o è ’l decimo giorno
     Venuto? Ancor deh temperati un poco,
     Che l’andarne ora parrebbe uno scorno.
     Dove n’andrai tu ora ed in qual loco
     Nel qual tu facci più lieto soggiorno?
     Deh stiamo ancor due dì, poi ce n’andremo,
     E se vorrai, a casa torneremo.

XLVIII.


Come che contra voglia Troilo stesse,
     Pur si rimase ne’ pensieri usati,
     Nè valea perchè Pandar gliel dicesse.
     Ma dopo il quinto dì accomiatati,
     Quantunque a Serpedone non piacesse,
     Ver le lor case si son ritornati;
     Troilo dicendo pel cammino; o Dio!
     Troverò io tornato l’amor mio?