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PARTE SESTA | 205 |
XXXII.
Quest’ultimo parlare a Diomede
Fu assai caro, e parveli potere
Isperar senza fallo ancor mercede,
Siccom’egli ebbe poi a suo piacere;
E risposele: donna, io vi fo fede
Quanto posso maggiore, che al volere
Di voi io sono e sarò sempre presto:
Nè altro disse, e gissen dopo questo.
XXXIII.
Egli era grande e bel della persona,
Giovane fresco e piacevole assai,
E forte e fier siccome si ragiona,
E parlante quant’altro Greco mai,
E ad amor la natura aveva prona;
Le quai cose Griseida ne’ suoi guai,
Partito lui, seco venne pensando,
D’accostarsi o fuggirsi dubitando.
XXXIV.
Queste la fer raffreddar nel pensiero
Caldo ch’avea di voler pur reddire;
Queste piegaro il suo animo intero
Che in ver Troilo aveva, ed il disire
Torsono indietro, e ’l tormento severo
Nuova speranza alquanto fe’ fuggire:
E da queste cagion sommossa, avvenne
Che la promessa a Troilo non attenne.