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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/216

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204 IL FILOSTRATO


XXIX.


Amore io non conobbi, poi morio
     Colui al qual lealmente il servai,
     Sì come a marito e signor mio;
     Nè Greco nè Troian mai non curai
     In cotal fatto, nè me n’è in disio
     Curarne alcuno, nè mi fia giammai:
     Che tu sia di real sangue disceso
     Cred’io assai, ed hollo bene inteso.

XXX.


E questo assai mi dà d’ammirazione,
     Che possi porre in una femminella,
     Come son io, di poca condizione
     L’animo tuo: a te Elena bella
     Si converria: io ho tribulazione,
     Nè son disposta a sì fatta novella;
     Non perciò dico che io sia dolente
     D’essere amata da te certamente.

XXXI.


Il tempo è reo, e voi siete nell’armi,
     Lascia venir la vittoria ch’aspetti,
     Allor saprò io molto me’ che farmi;
     Forse mi piaceranno più i diletti
     Ch’ora non fanno, e potrai riparlarmi,
     E per ventura più cari i tuoi detti
     Mi fieno ch’or non son: l’uom dee guardare
     Tempo e stagion quand’altri vuol pigliare.