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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/215

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PARTE SESTA 203


XXVI.


Griseida ascoltava, e rispondea
     Poche parole e rade, vergognosa,
     Secondo che ’l di lui dir richiedea;
     Ma poi udendo quest’ultima cosa,
     Seco l’ardir di lui grande dicea,
     A traverso mirandol dispettosa,
     Tanto poteva ancor Troilo in essa,
     E così disse con voce sommessa:

XXVII.


Io amo, Diomede, quella terra
     Nella qual son cresciuta ed allevata,
     E quanto può mi grava la sua guerra,
     E volentier la vedrei liberata;
     E se fato crudel fuor me ne serra,
     Questo mi fa con gran ragion turbata,
     Ma d’ogni affanno per me ricevuto,
     Prego buon merto te ne sia renduto.

XXVIII.


Ben so ch’e’ Greci son d’alto valore
     E costumati sì come ragioni;
     Ma de’ Troian non è però minore
     L’alta virtù; e le lor condizioni
     L’hanno mostrate nelle man d’Ettore;
     Nè senno è credo per divisïoni
     O per altra cagione altrui biasmare,
     E poscia sè sopra gli altri lodare.