Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/239

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PARTE SETTIMA 227


LXI.


Ben puoi pensare omai quel che farei
     Se certo fossi di ciò c’ho dottanza:
     Certo io credo ch’io m’ucciderei
     Di te sentendo sì fatta fallanza;
     Ed a che far dappoi ci viverei
     Ch’io avessi perduta la speranza
     Di te, anima mia, cui io attendo
     Per sola pace in lagrime vivendo?

LXII.


Li dolci canti e le brigate oneste,
     Gli uccelli e’ cani e l’andar sollazzando,
     Le vaghe donne, i templi e le gran feste,
     Che per addietro solea gir cercando,
     Fuggo ora tutte e sonmi oimè moleste,
     Qualora vengo con meco pensando
     Che tu di qui dimori ora lontana,
     Dolce mio bene, e speme mia sovrana.

LXIII.


Li fior dipinti e la novella erbetta,
     Ch’e’ prati fan di ben mille colori,
     Non posson trarre a sè l’alma ristretta
     Donna per te negli amorosi ardori;
     Sol quella parte del ciel mi diletta,
     Sotto la quale or credo che dimori,
     Quella riguardo, e dico: quella vede
     Ora colei da cui spero mercede.