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PARTE OTTAVA | 253 |
XXIX.
O giovanetti, ne’ quai coll’etate
Surgendo vien l’amoroso disio,
Per Dio vi prego che voi raffreniate
I pronti passi all’appetito rio,
E nell’amor di Troilo vi specchiate,
Il qual dimostra suso il verso mio,
Perchè se ben col cuor gli leggerete,
Non di leggieri a tutte crederete.
XXX.
Giovane donna è mobile, e vogliosa
È negli amanti molti, e sua bellezza
Estima più ch’allo specchio, e pomposa
Ha vanagloria di sua giovinezza;
La qual quanto piacevole e vezzosa
È più, cotanto più seco l’apprezza;
Virtù non sente nè conoscimento,
Volubil sempre come foglia al vento.
XXXI.
E molte ancor perchè d’alto lignaggio
Discese sono, e sanno annoverare
Gli avoli lor, si credon che vantaggio
Deggiano aver dall’altre nell’amare;
E pensan che costume sia oltraggio,
Torcere il naso e dispettose andare;
Queste schifate, ed abbiatele a vili,
Che bestie son, non son donne gentili.