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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/47

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PARTE SECONDA 35


XI.


Io ho amato sventuratamente,
     Ed amo ancora per lo mio peccato;
     E ciò avvien, perchè celatamente
     Non ho, siccome tu, altrui amato.
     Sarà che Dio vorrà; ultimamente,
     L’amore ch’io t’ho sempre mai portato,
     Ti porto e porterò, nè giammai fia
     Chi sappia che da te detto mi sia.

XII.


Però ti rendi, amico mio, sicuro
     Di me, e dimmi chi ti sia cagione
     Di questo viver sì noioso e duro,
     Nè temer mai di mia riprensïone
     D’amor, perocchè que’ che savii furo
     Ne dichiarar con lor savio sermone,
     Ch’amor di cuore non potea esser tolto,
     Se non da sè per lungo tempo sciolto.

XIII.


Lascia l’angoscia tua, lascia i sospiri,
     E ragionando mitiga il dolore;
     Così facendo passano i martirj,
     E molto ancora menoma l’ardore,
     Quando compagni in simili desiri
     Colui si vede il quale è amatore;
     Ed io, come tu sai, contra mia voglia
     Amo, nè mi può tor nè crescer doglia.