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48 | IL FILOSTRATO |
L.
E se alcuno il mio amor dovesse
Aver, per certo a lui il donerei,
Sol ch’io credessi ched e’ gli piacesse:
Ma come tu conoscer chiaro dei,
Che le vaghezze si trovano spesse
Chente egli ha ora, e quattro dì o sei
Durano, e passan poscia di leggiero;
Cambiando amor così cambia il pensiero.
LI.
Però mi lascia tal vita menare,
Chente fortuna apparecchiato m’have;
Egli troverà ben donna da amare
Al piacer suo, e umile e soave;
A me onesta si convien di stare:
Pandar, per Dio, deh non ti paia grave
Questa risposta, e lui fa’ che conforti
Con piacer nuovi e con altri diporti.
LII.
Pandaro seco si tenea scornato
Udendo il ragionar della donzella,
E per partirsi quasi fu levato,
Poi pur ristette, e rivolsesi ad ella,
Dicendo: io t’ho Griseida lodato
Quel ch’io farei a mia carnal sorella,
O a mia figlia, o a mia moglie s’io l’avessi,
Se i miei piacer da Dio mi sien concessi;