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PARTE SECONDA | 47 |
XLVII.
Dimorò sopra sè Griseida allora
Pandaro riguardando, e tal divenne
Qual da mattina l’aere si scolora,
E con fatica le lagrime tenne
Venute agli occhi già per cader fuora:
Poscia, come il perduto ardir rivenne,
Un poco prima seco mormorando,
Così a Pandaro disse sospirando:
XLVIII.
Io mi credea, Pandaro, se io
In tal follía giammai fossi caduta,
Che se Troilo venuto nel disio
Mi fosse mai, tu m’avessi battuta
Non che ripresa, sì com’uom che ’l mio
Onor cercar dovresti: oh Dio m’aiuta!
Che faran gli altri, poi che tu t’ingegni
Di seguir farmi gli amorosi regni?
XLIX.
Ben so che Troilo è grande e valoroso,
E ciascuna gran donna ne dovria
Esser contenta; ma poichè ’l mio sposo
Tolto mi fu, sempre la voglia mia
D’amore fu lontana, ed ho doglioso
Il cuore ancor della sua morte ria,
Ed avrò sempre mentre sarò in vita,
Tornandomi a memoria sua partita.