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PARTE SECONDA | 51 |
LIX.
Dunque, per Dio, se ’l mio morir ti noia,
Fallo sentire a questa vaga cosa,
E lei pregando, impetra quella gioia
Che suole a’ tuoi soggetti donar posa;
Deh non volere, signor mio, ch’io muoia;
Deh fa ’l per Dio, vedi che l’angosciosa
Anima giorno e notte sempre grida,
Tal paura ha che ella non l’uccida.
LX.
Dubiti tu sotto la bruna vesta
D’accender le tue fiamme, signor mio?
Nulla ti fia maggior gloria che questa;
Entra nel petto suo con quel disio
Che dimora nel mio e mi molesta;
Deh fallo, i’ te ne prego, signor pio,
Sicchè per te i suoi dolci sospiri,
Conforto portino alli miei disiri.
LXI.
E questo detto, forte sospirando,
Bassò la testa non so che dicendo;
Poscia si tacque quasi lagrimando.
In me di quel che era, ciò veggendo,
Entrò sospetto, e proposi, che quando
Tempo più atto fosse, un dì ridendo
Di domandarlo ciò che la canzone
Volesse dire, e poi della cagione.