Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/89

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PARTE SECONDA 77


CXXXVII.


Se el t’aggrada, che vai tu cercando?
     Deh lascia star questa salvatichezza;
     Intendi tu che el si muoia amando?
     Ben potrai cara aver la tua bellezza
     Se uccidi un tal uom; deh dimmi, quando
     Tu vuoi ch’ei venga a te? cui e’ più prezza
     Che non fa il ciel, e dimmi come, e dove;
     Non voler vincer tutte le tue prove.

CXXXVIII.


Oimè lassa! a che m’hai tu condotta,
     Pandaro mio, e che vuoi tu ch’io faccia?
     Tu hai l’onestà mia spezzata e rotta,
     Io non ardisco di mirarti in faccia;
     Oimè lassa! misera, a che otta
     La riavrò? il sangue mi s’agghiaccia
     Intorno al cor, pensando quel che chiedi,
     E tu non te ne curi, e chiaro il vedi.

CXXXIX.


Io vorrei esser morta il giorno ch’io
     Qui nella loggia tanto t’ascoltai;
     Tu mi mettesti nel cuore un disio,
     Ch’appena credo ch’el n’esca giammai;
     E che mi fia cagion dell’onor mio
     Perdere, o lassa, e d’infiniti guai;
     Or più non posso, poichè t’è in piacere,
     Disposta sono a fare il tuo volere.