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Pagina:Boccaccio - Il Filostrato di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto su i testi a penna, 1831.djvu/96

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84 IL FILOSTRATO


XI.


Chi potria dire intera la letizia
     Che l’anima di Troilo sentiva
     Udendo Pandar? che la sua tristizia
     Com più parlava più scemando giva:
     I sospir ch’egli aveva a gran dovizia
     Gli dieder luogo, e la pena cattiva
     Si dipartì, e ’l viso lagrimoso,
     Bene sperando, divenne gioioso.

XII.


E sì come la nuova primavera,
     Di fronde e di fioretti gli arboscelli,
     Ignudi stati in la stagion severa,
     Di subito riveste e fagli belli;
     I prati, e’ colli, e ciascuna riviera
     Riveste d’erbe e di be’ fior novelli,
     Così di nuova gioia tosto pieno,
     Sì rise Troilo nel viso sereno.

XIII.


E dopo un sospiretto, riguardando
     Pandar nel viso, disse: amico caro,
     Tu ti dei ricordare e come e quando
     Già pianger mi trovasti nell’amaro
     Tempo, che io solea avere amando;
     Ed ancor simil, quando procacciaro
     Le tuo parole di voler sapere,
     Qual fosse la cagion del mio dolere;