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112 | COMENTO DEL BOCCACCI |
della persevera quel vizio dell’avarizia. Il che l’autore assai chiaro dimostra nel Purgatorio, dove dice:
O Ciel, nel cui girar par che si creda
Le condizion di quaggiù tramutarsi,
Quando verrà, per cui questa disceda?
Cioè questa lupa, per la quale, come detto è, s’intende il vizio dell’avarizia. E perciocchè queste impressioni del cielo, conviene che quaggiù s’inizino e comincino ad apparere i loro effetti, o per alcuni uomo, o per più, par l’autore qui sentire, che per uno si debbano gli altri effetti di questa impression dimostrare: il quale metaforice chiama veltro; perciocchè i suoi effetti saranno del tutto così contrarii all’avarizia, come il veltro di sua natura è contrario al lupo, E costui mostra dovere essere virtuosissimo uomo, e che la nazion sua debba essere tra feltro e feltro. Or non so io, se questo dovere avvenire, l’autore ne’ moti futuri de’ superiori corpi si vide, o se per alcune altre conietture ciò dovere avvenire s’ha avvisato; è nondimeno assai chiaro i costumi degli uomini mutarsi, e d’una parte in altra trasportarsi; perciocchè siccome ne mostrano le istorie de’ gentili, e ancora dell’altre, l’imperio delle cose temporali cominciando sotto Nino re, fu molte centinaia d’anni sotto gli Assiri, sotto i Medi, e sotto i Persi; e lungamente avanti vi era stata la religione e la scienza, le quali come prima là erano state, così primieramente se ne partirono, e vennerne in Egitto, e d’Egitto in Grecia: e poi da Alessandro re di Macedonia fu d’Asia l’imperio trasportato in Grecia, donde la