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128 | COMENTO DEL BOCCACCI |
darsi di quello che l’uom prende: appresso trovare del suo cosa simigliante a quello di che l’uom si ricorda; dopo questo, giudicare di quello di che l’uom si ricorda, e così eleggere quello di che si giudichi: e ultimamente profferere bene quello che l’uomo ha eletto.
Dalle quali dimostrazioni, e spezialmente per le prime, si può comprendere che cagione muova i poeti ad invocare il loro aiuto. Nondimeno pare ad alcuno che le muse si debbano dinominare da Moys, che in latino viene a dire acqua. E questo voglion perciocchè il comporre, e ancora il meditare alcuna invenzione, e la composta esaminare, si sogliano con meno difficultà fare su per la riva di un bel fiume, o d’alcun chiaro fonte, che in altra parte; quasi il riguardar dell’acqua abbia alle predette cose muovere e incitare gl’ingegni. E questo par che vogliano prendere da ciò, che Cadmo re di Tebe sedendo sopra il fonte chiamato Ipocrene, trovò le figure delle lettere greche, le quali essi ancora usano; comechè da Palamede poi, e ancora da Pittagora, ve ne fossero alcune1 aggiunte. E quivi similmente meditò la loro composizione insieme; acciocchè, secondo quello che era opportuno al greco idioma, per quelle si profferesse; affermando ancora molti fonti, secondo l’antico errore, essere stati alle muse consecrati, siccome il fonte Castalio, il fonte Aganippe ed altri: questo rispetto avendo, che sopra quegli fossero gl’in-
- ↑ Alcuna;