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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/181

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SOPRA DANTE 161

ristringe il vigor suo; ma parsi questo più in una che in un’altra; e massimamente ne’ fiori, li quali per tema del freddo, tutti, come il sole comincia a declinare, si richiudono: poi che ’l sol gl’imbianca, con la luce sua, venendo sopra la terra. E dice imbianca, per questo vocabolo volendo essi diventare parventi, come paiono le cose bianche e chiare, dove l’oscurità della notte gli teneva, quasi non fossero, occulti. Si drizzan tutti; perciocchè avendo il gambo loro sottile e debole, gli fa il freddo notturno chinare, ma come il sole punto gli riscalda, tutti si drizzano, aperti in loro stelo, cioè sopra il gambo loro; Tal mi fec’io, quali i fioretti, di mia virtute stanca, per la viltà che m’era nel cuor venuta.

E tanto buono ardire al cuor mi corse,

per li conforti di Virgilio, Ch’io cominciai, a dire, come persona franca, forte e disposta ad ogni affanno. O pietosa colei, cioè Beatrice, che mi soccorse, col sollecitarti, e mandarti a me. E tu, fosti, cortese, che ubbidisti tosto

Alle vere parole, che ti porse!

Perciocchè dove venuto non fossi, io era veramente per perire:

Tu m’hai con desiderio il cuor disposto
Sì al venir con le parole tue,

cioè con i tuoi utili conforti, e vere dimostrazioni,

Ch’io son tornato nel primo proposto.

cioè di seguirti.

Or va’, ch’un sol volere è d’amendue.

Non si potrebbe in altra guisa bene andlare, se non fosse la guida e ’l guidato in un volere, Tu duca,

com. di dante T. I. 11