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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/198

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178 COMENTO DEL BOCCACCI

fosse creato l’uomo, il quale quanto è al corpo non è eterno: e fosse creato poichè fu creato il cielo e la terra e gli angioli i quali sono eterni. E perciocclhè, come parte degli angioli peccarono, che peccarono prima che l’uomo fosse fatto, fu, come detto è, di presente creato questo luogo in lor prigione e supplicio, quantunque i santi tengano questo aere tenebroso essere pieno di quelli, come appresso più distesamente alquanto si dirà. E in quanto l’autore dice qui, eterne, favella di licenza poetica, impropriamente assai spesso si fa: perciocchè l’essere eterno a cosa alcuna non s’appartiene, se non a quella la quale non ebbe principio nè dee aver fine, e questa è solo Iddio: gli angioli e le nostre anime, e certe altre creature da Dio immediatamente create, quantunque mai fine aver non debbano, perciocchè ebber principio, non si deono, propriamente parlando, dire eterne, ma perpetue: ed io eterna duro, siccome opera creata da Dio senza alcun mezzo; perciocchè per li dottori si tiene ciò che immediatamente fu o sarà creato da Dio è eterno:

Lasciate ogni speranza voi ch’entrate.

dentro da me:

Quia in inferno nulla est redemtio:

se ciò di potenza assoluta Iddio non facesse, come fece de’ santi padri, li quali ne trasse, quando già resuscitato da morte spogliò il limbo. Queste parole, di sopra dette, di colore oscuro, conforme alla qualità del luogo nel quale per quella porta s’andava,

Vid’io scritte al sommo d’una porta,

cioè a quella per la quale in inferno s’entrava: Per-