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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/197

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SOPRA DANTE 177

perpetuo, per li dannati spiriti li quali dentro vi sono: della qual città, perciocchè pienamente se ne scriverà in questo libro appresso nel canto ottavo, qui non curo di dirne alcuna cosa.

Per me si va nell’eterno dolore,

al quale dannati sono coloro li quali muoiono nell’ira di Dio,

Per me si va tra la perduta gente,

dice perduta, perciocchè alcuna potenza di bene adoperare non è in loro: e questi cotali meritamente si posson dir perduti. Giustizia mosse, a farmi: e la giustizia che ’l mosse fu la superbia del Lucifero, la quale meritò eterno supplicio, il quale Iddio volle tanto da sè dilungare quanto più si potea: e perciò nel centro della terra gittatolo, quivi la sua prigione fece, e volle quella finalmente esser prigione di tutti quelli li quali contro alla sua deità operassero: il mio alto fattore, cioè Iddio:

Fecemi la divina potestate,

cioè Iddio padre, al quale è attribuita ogni potenza: La somma sapienzia, cioè il Figliuolo, il quale è sapienza del padre, e ’l primo amore, cioè lo Spirito santo il quale è perfettissima carità, igualmente moventesi dal Padre e dal Figliuolo. E così appare, questa porta essere stata fatta dalla Trinità, e a dimostrare che chi offende in alcuna cosa Iddio offenda queste tre persone, e perciò da tutte e tre essere quello luogo composto, dove gli offenditori in perpetuo fuoco sono dannati. Dinanzi a me, porta, non fur cose create. Se non eterne; così mostra questo luogo essere stato prima creato da Dio che

com. di dante T. I 12