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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/210

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190 COMENTO DEL BOCCACCI

mandati da Dio fossero, dicevano: renunzia, Celestino, renunzia, Celestino: dalle quali mosso, ed essendo uomo idiota, ebbe consiglio col predetto messer Benedetto del modo del poter renunziare. Il quale gli disse: il modo sarà questo, che voi farete una decretale, nella quale si contenga, che il papa possa nelle mani de’ suoi cardinali renunziare il papato. Il quale come a doverla fare il vide disposto, essendo essi in Napoli, segretamente fu col re Carlo secondo re di Sicilia, a cui istanza il detto papa poco davanti aveva fatti dodici cardinali, e apertogli l’animo suo, gli promise d’aiutarlo con ogni forza della chiesa nella guerra sua di Sicilia, dove facesse che rifiutando Celestino al papato, esso facesse che i dodici cardinali, fatti a sua istanza, gli dessero le boci loro nella elezione, la qual cosa il re gli promise. Laonde esso con alcuni altri cardinali italiani, sotto certe promessioni, ordinato questo medesimo, adoperò che il papa pronunziò la legge del dover potere rinunziare il papato: e il dì di santa Lucia, essendo stato cinque mesi e alcun dì papa, venuto co’ papali ornamenti in consistoro, in presenza de’suoi cardinali pose giù la corona e il papale ammanto, e rifiutò al papato. Di che poi seguì, che la vilia di Natale, messer Benedetto predetto fu eletto papa, e chiamato Bonifazio ottavo. Il quale ivi a poco tempo, perciocchè vedeva gli animi di molti inchinarsi ad avere nel detto frate Piero, quantunque rinunziato avesse, divozione come in vero papa, fece il predetto frate Piero chiamare dal monte sant’Agnolo in Puglia, dove per divozione andato n’era, e quindi, se-