Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/211

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SOPRA DANTE 191

condo che alcuni affermano, era disposto di passarsene in Ischiavonia, e quivi in montagne altissime e salvatiche finire in penitenza i dì suoi; il fece chiamare, e fecelo andare alla rocca di Fummone, e quivi tennelo mentre visse: ed essendo morto, il fece in una piccola chiesicciuola fuor della rocca, senza alcuno onore funebre, seppellire in una fossa profondissima, acciocchè alcuno non curasse di trarne giammai il corpo suo. Pare adunque l’autore qui volere lui per questa viltà d’animo, in questa parte superiore dello inferno tra’ cattivi esser dannato. Sono per questo alcuni che riprendono l’autore dicendo, lui qui avere errato, e detto contro a quello articolo che si canta nel Simbolo cioè: Et in unam Sanctam Catholicam, et Apostolicam Ecclesiam; in quanto dice contro a quello che la chiesa di Dio ha diliberato, cioè questo frate Piero essere santo, ed egli mostrando di non crederlo, il mette tra’ dannati. Alla quale obiezione è così da rispondere, che quando l’autore entrò in questo cammino, il quale egli descrive, e nel qual dice aver veduta e conosciuta l’ombra di colui che fece per viltà il gran rifiuto, questo san Piero non era ancora canonizzato perciocchè, siccome apparirà nel vigesimoprimo canto di questo libro, l’autore entrò in questo cammino nel MCCCI. e questo sauto uomo fu canonizzato molti anni dopo, cioè al tempo di papa Giovanni vigesimosecondo: e però infino a quel dì che canonizzato fu, fu lecito a ciascuno di crederne quello che più li piacesse, siccome è di ciascuna cosa che dalla chiesa determinata non sia: e per conseguente l’autore non fece contro al