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Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/246

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226 COMENTO DEL BOCCACCI

Jam redit et virgo, redeunt Saturnia regna:
Jam nova progenies Coelo delabitur alto.

De’ quali versi alcun santo non sente quello che forse vuole pretendere santo Angustino. E se pure sono di quelli che il sentono, e per avventura santo Augustino medesimo, non credono lui avere inteso quello che esso medesimo disse, se non come fece Caifas, quando al popolo giudaico disse, per Cristo già preso da loro, che bisognava che uno morisse per lo popolo, acciocchè tutta la gente non perisse. Non adunque sentì Virgilio di Dio, come sentir si volea a chi volea avanti al cristianesimo salvarsi, Per tai difetti, cioè per cose omesse, non per cose commesse, o vogliam dire per non avere avuto battesimo, e per non aver debitamente adorato Iddio: e non per altro rio, cioè per avere contro alle morali o naturali leggi commesso: Semo perduti, cioè dannati, a non dovere in perpetuo vedere Iddio: e sol di tanto offesi,

Che senza speme vivemo in disio:

il quale disio non è altro che di vedere Iddio, nel quale consiste la gloria de’ beati. E quantunque molto faticosa cosa sia il ferventemente desiderare, e oltre a ciò, quasi fatica e noia importabile 1’ardentemente desiderare, e non conoscere nè avere speranza alcuna di dover potere quello che si desidera ottenere: e perciò quantunque, prima facie paia non molto gravosa pena essere il desiderare senza sperare, io credo che ella sia gravissima; e ancora più