Vai al contenuto

Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/310

Da Wikisource.
290 COMENTO DEL BOCCACCI

tanente le porte di Roma serrate, e per tutto gridata la morte e il disfacimento del re e de’ figliuoli: e il simile era avvenuto nel campo ad Ardea. E come fu sentita la scellerata operazione di Tarquinio, e tutti, lasciato il re e’ figliuoli, a Roma venutisene, e ricevuti dentro, in una medesima volontà con gli altri divenuti, al re Tarquinio, che minacciando tornava da Ardea, del tutto negarono il ritornare in Roma: e subitamente in luogo del re fecero due consoli, appo i quali fosse la dignità e la signoria del re: sì veramente che più d’uno anno durar non dovesse: e di questi due primi consoli fu l’uno Bruto, e l’altro Collatino. E sentendo in processo di tempo Bruto, due suoi figliuoli tenere alcun trattato di dovere rimettere il re e’ figliuoli in Roma, fattigli spogliare e legare ad un palo, prima agramente batter gli fece con verghe di ferro, e poi in sua presenza ferire con le scure, e così morire. Cotanto adunque mostrò essergli cara la libertà racquistata. Ma poi avendo Tarquinio invano tentato di ritornare per trattato in Roma, ragunata da una parte e d’altra gente d’arme, ad assediare Roma venne, incontro al quale uscirono col popolo di Roma armati i consoli: ed essendosi tra’ due eserciti cominciata la battaglia, avvenne che Arruns, l’uno de’ figliuoli di Tarquinio, combattendo vide Bruto; perchè lasciata la battaglia degli altri gridò: questi è colui che m’ha del regno cacciato: e drizzato il cavallo e la lancia verso lui, e punto degli sproni il cavallo, quanto correr potea più forte n’andò verso lui: il quale veggendo Bruto venire, e conosciutolo, non schifò punto il colpo, ma verso